Nel corso dell’inizio del ‘900 i nostri antenati contadini si concentrarono nelle aree più fertili del territorio, costruendo delle cassette appunto del contadino, spesso chiamata torretta in quanto costituita da una, massimo due vani.
La torretta serviva al contadino, che coltivava la terra, come rifugio dalle intemperie e come momento di ristoro quando effettuava orario continuato per prendersi cura del raccolto, nonché come deposito attrezzi agricoli durante la notte, quando egli tornava al paese della sua famiglia, per poi fare ritorno ai campi la mattina successiva. Questo in inverno.
Nei periodi estivi, la torretta, immersa tra le coltivazioni e molto spesso, come in questo caso, tra gli ulivi che si estendono da qui fino al mare, essendo un posto più fresco e anche più adatto ai bambini rispetto alle case del paese, si usava anche come “villeggiatura” per l’intera famiglia che se la godeva appieno, alternando al lavoro nei campi, momenti di svago come poteva essere il rinfrescarsi facendo dei bagni nel pilone o cisterna d’acqua che serviva per irrigare i campi, o uno svolazzare tra gli ulivi su un’altalena fatta con una semplice tavola e una corda.
E la serata si concludeva con la cena all’aria aperta sull’aia davanti alla torretta, a base di prodotti genuini appena raccolti dai campi circostanti, solitamente si mangiava la cosiddetta “ cialledda”, un piatto fresco, povero ma molto saporito, fatto con del pane fatto in casa condito con del pomodoro fresco, cocomero, olio d’oliva, aglio e sale. Tutto ciò accompagnato da un ottimo vino pugliese, prodotto dalle viti della valle d’itria e dal suono dei grilli e dalle cicale.